Gli amanti dello yogurt possono sorridere davanti alla notizia che stiamo per riportare. Un recente studio ha svelato che consumare regolarmente questo prodotto permette di ottenere importanti benefici per il fegato. In che termini? Il suo merito è quello di andare a creare una protezione per l’accumulo di grasso che si trova nel fegato.
Nello specifico parliamo di una condizione che è nota come NAFLD (Non Alcoholic Fatty Liver Disease), legata all’aumento del rischio di patologie cardiovascolari. Colpisce circa un quarto della popolazione mondiale.
Secondo i ricercatori, è possibile ridurre la frequenza di NAFLD andando ad aumentare il consumo dello yogurt, sia intero che magro. Cerchiamo di capire perché!
Che cosa dice lo studio in merito al consumo dello yogurt
Lo studio, pubblicato poche settimane fa sull’European Journal of Clinical Nutrition, ha focalizzato l’attenzione su 24mila adulti di entrambe i sessi. Sono stati divisi in 4 diverse categorie in base al tipo di consumo dello yogurt:
- Chi lo consuma meno di una volta alla settimana;
- Almeno una volta a settimana;
- Due volte in 7 giorni;
- Dalle 4 volte in su alla settimana.
Dopo aver controllato i dati dei diversi stili di vita, i valori metabolici e i parametri antropometrici si è arrivati al risultato. I pazienti più giovani sono quelli che consumano maggiori quantità di yogurt; in particolare sono le donne a far registrare ottimi risultati. Si allenano regolarmente e hanno un buon livello metabolico. Tra i pazienti peggiori invece troviamo gli anziani, nei quali è emersa la diagnosi di NAFLD, che presentano parametri metabolici meno controllati. Sono scarsi i consumi di yogurt per loro e, più in generale, seguono una dieta non equilibrata.
Considerazioni finali
Possiamo quindi dire che vi è un legato netto tra il consumo dello yogurt e il buono stato di salute e protezione del fegato. A favorire questo risultato sembrano essere i batteri probiotici e l’apporto di calcio che sa offrire, capace di favorire l’ossidazione del grasso corporeo. Vi sono poi altri studi sperimentali che mostrano anche come calcio e vitamina D siano coinvolti nella prevenzione rispetto al rischio di NAFLD.
Qualora non venisse trattata in tempo, tale problematica potrebbe portare poi all’insorgenza del NASH, una condizione più grave rispetto a quella citata fino a ora. Questa steatoepatite non alcolica porta il fegato a stressarsi con processi infiammatori e morte dei tessuti. In tal modo si alterano le regolari attività e funzionalità dell’organo che è preso in esame. Nei casi più estremi, può portare all’insufficienza epatica e cirrosi epatica.